Mi sono commossa nell’apprendere della scomparsa di Tina Anselmi. Ho avuto la fortuna di conoscerla e ho richiamato alla memoria i 5 anni che ho lavorato con lei nella Commissione Lavoro della Camera dei deputati. Ho avuto il privilegio di confrontarmi con una donna speciale con cui è stato possibile ripercorrere anche i momenti significativi della nostra vita, così differenti ma in parte simili a partire dalla nostra storia familiare e politica.
Gabriella, questo il suo nome come staffetta partigiana, parlava di quella scelta, dopo aver assistito all’impiccagione di 31 partigiani, come il suo “piccolo” contributo alla battaglia contro il nazifascismo
Non sopportava i soprusi e le ingiustizie e non a caso quando fu nominata Ministra della salute col suo impegno contribuì alla istituzione del Servizio sanitario nazionale. Non accettava che tante persone, per la loro indigenza, non potessero accedere alle cure mediche.
Contro la discriminazione delle donne lavoratrici, come Ministra del lavoro fece approvare la legge di parità e successivamente lavorò in Commissione lavoro per le pari opportunità. Le donne erano per lei importanti.
Non era una femminista,io si, ma scoprimmo che avevamo letture comuni e perciò quando al gruppo Virginia Wolf, che frequentavo a Roma, si decise di dedicare una serata a Simon Weil con Angela Putino, filosofa napoletana, ci ricordammo che l’Anselmi era una studiosa del pensiero della weil Mi fu dato l’incarico di invitarla e lei accettò molto volentieri. Fu un bel confronto di idee. Tina si fermò a cena con noi, in un “covo femminista” dove fu felice di conoscere tante donne.
L’Anselmi era una democristiana particolare e questo fu il motivo per cui Nilde Jotti fece di tutto perché accettasse di presiedere la Commissione P2. Di lei ci si poteva fidare.
Sono d’accordo con Luciana Castellina che la chiamata una compagna “se a questa parola si dà il significato dovuto, non la comune appartenenza ad una organizzazione, ma a un comune sentire”.
Annalisa Diaz