[Per riconoscenza] di Nora Racugno
Ferrara, città eletta del romanzo storico delle donne. Omaggio a Maria Bellonci
Tra il 26 e il 28 maggio 2017, si è svolto a Ferrara il convegno dedicato alle signore del Rinascimento, Isabella d’Este e Lucrezia Borgia, le protagoniste dei romanzi più belli di Maria Bellonci (Lucrezia Borgia e Rinascimento privato).
Il convegno è stato curato dalla Società Italiana delle Letterate, patrocinato dalla Fondazione Bellonci e dal Comune di Ferrara, con la collaborazione di musei, istituti e associazioni diverse.
Per tre giorni abbiamo respirato un clima imprevisto e speciale: il ‘500 si è con-fuso con il tempo attuale; lo sguardo ha vagato su ritratti e architetture rinascimentali, perfettamente inserite nel contesto di una città moderna ed efficiente; perfino un viaggio in pullman, finalizzato alla visita dei luoghi mantovani di Isabella, è stato in armonia con la seduzione di tanta antica bellezza.
Non sono mancati i momenti di conversazione e riflessione teorica intorno al romanzo storico delle donne, seguiti ogni volta o dalla visione di un cortometraggio (Lucrezia Borgia. Una intervista impossibile, di Florestano Vancini), o dalle musiche della corte ferrarese, eseguite con gli strumenti dell’epoca.
La mia riconoscenza va soprattutto a Monica Farnetti, guida letteraria di tutti i luoghi del convegno, squisita e severa organizzatrice, gentile e accogliente come la sua città.
Per suo merito ho letto Maria Bellonci che, di certo per mia superficialità, non avevo ancora visitato.
Come insegnante, ho cercato di suscitare l’interesse per la storia, per i suoi problemi, per le domande che essa pone e delle quali molte non ricevono risposta. E’ ormai noto che il racconto dei fatti trascura il punto di vista delle donne, assenti e sepolte, ridotte molto spesso a merci di scambio. Ma poi … chi sono davvero quelle donne? E’ lecito confinarle e ridurle nel ruolo scomodo di vittime? Che cosa facevano, come rispondevano nelle condizioni loro imposte?
Lucrezia (mentre, in Vaticano, si progettava il suo terzo matrimonio, con Alfonso d’Este)
Ben conchiuso pareva alla sua mente solo il destino di una donna negli attributi di signora e di sposa, a capo di una corte, regnante; e pur non pensando a giudicare i suoi e quindi a condannarli, quei Borgia tutti del suo sangue e della sua razza, per la prima volta con la sua coscienza di donna accettava la necessità di abbandonarli: di tradirli, anche.
Isabella (sul finire della sua vita)
Scorre il tempo e vale pensare. Ho scoperto che la mia condizione di donna non è predominante in assoluto e non mi impedisce di diventare un essere compiuto, purché io non sia ingannata da me stessa. Ho imparato a vivere senza freddezze e senza spasimi, non rinunciando però alla ribellione e all’insorgere dei sentimenti.
Certi libri sono un dono! E un romanzo è “femminile” non soltanto perché racconta la storia di una donna, o in quanto porta la firma di una autrice… I romanzi di Maria Bellonci sono un esempio magistrale dello studio, della ricchezza e del rigore delle fonti, tramite le quali il contesto storico si dipana pian piano e ospita Lucrezia e Isabella, donne forse privilegiate, eppure anche sacrificate dentro gli stretti confini di un potere maschile crudele e indiscusso. In questi romanzi si respira la passione politica, la volontà di restituire a quelle donne la loro dignità, la loro libertà di scelta e di movimento nonostante tutto.
Bellonci mi ha regalato una atmosfera che resta e che il convegno ha confermato: mi sono accompagnata con Lucrezia e Isabella senza pregiudizi, a volte con preoccupazione e con rabbia per la crudeltà della quale sono state oggetto, o per l’inadeguatezza della loro forza davanti all’ingiustizia. Ma a volte le ho ascoltate con fierezza per il coraggio, per la capacità di soffrire e di risorgere, per la loro ricerca della bellezza.
Isabella
Questa coscienza del vestire è una mia abitudine e non credo che si possa definire vanità, almeno non per intero. E’ una scienza dell’apparire, in sintonia con la bellezza della natura e con l’ordine del pensiero. E può darsi che io dica troppo, o che non dica abbastanza.
Che cosa è un romanzo “storico”, quando le scelte, il dolore, la fragilità e la forza di due signore del Rinascimento mi riguardano profondamente? E se fosse questa la trascendenza?
Mi chiedo se non vi siano motivi che ricorrono nel tempo, domande che si ripresentano in contesti storici all’apparenza diversi, contraddizioni che superano i confini delle singole esistenze e che si impongono come se fossero costanti, inguaribili, impersonali. Mi chiedo se questo accada sempre, quando una donna ricerca la sua libertà in un mondo che non la prevede e che la nega forse per necessità. Mi chiedo se ogni volta si debba ricominciare da capo e perché Isabella e Lucrezia, per esempio, non abbiano saputo lavorare insieme per la libertà anche di altre donne.