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Per Hella

La morte è molto più veloce del tempo nel trasformare in memoria il volto, i gesti, le parole delle persone con cui non possiamo più parlare, né possiamo vedere e sentire. Perciò è ancor più doloroso scrivere su questa pagina del profondo rimpianto per la scomparsa di Hella Santoboni: in questo sito teneva due rubriche di recensioni e da qui rimandava ai social su cui pubblicava e diffondeva le iniziative del Centro di Documentazione e Studi delle Donne. Con solerzia curava gli aspetti tecnici che, a partire dalla pandemia, ci hanno consentito i collegamenti a distanza per conferenze, riunioni, seminari. La professionalità e la serena disponibilità di Hella erano una garanzia e una certezza di buona riuscita, di condizioni di scambio e collaborazione non solo affidabili ma sempre serene, generose, allegre. Lavorare con lei è stata costantemente un’esperienza positiva e arricchente.

All’interno del CDSDonne, Hella ha messo in atto e ha costantemente praticato non solo la ovvia ma non per questo scontata o facile relazione positiva con le donne ma ha personificato un’aspirazione del femminismo: dare valore ai rapporti fra generazioni diverse. Era la più giovane delle compagne del Centro e già questo fatto rendeva la sua collaborazione e il volontariato culturale un’eccezione fra le donne giovani, non più disponibili a svolgere attività prive di remunerazione materiale, un tipo di impegno che ha caratterizzato le origini del femminismo, ne ha segnato il cammino e anche i risultati vincenti quando la passione e gli obiettivi delle lotte erano per se stessi remunerativi e sostituivano qualsivoglia compenso materiale.

Oggi i tempi sono molto diversi, eppure Hella ha fatto suoi quegli ideali, se ne è nutrita e li ha messi in atto coniugando la giovinezza, le passioni e le competenze della sua età con quelle delle generazioni precedenti con cui entrava in relazione positiva: da discepola e maestra insieme, pronta a acquisire sapere quanto a condividere e trasmettere le sue abilità; da amica e compagna; figlia e sorella; personificazione della gentilezza, portatrice di ironia, di curiosità e desiderio di conoscenza. Lettrice accanita, trovava nella biblioteca del Centro i materiali della sua costante formazione e lo spazio per arricchire quel sedimentato patrimonio col nuovo,  l’interessante, il problematico che la sua giovinezza aperta alla cultura e al mondo le consentivano.

La memoria e il rimpianto confluiscono oggi nella nota positiva e da percorrere dell’esempio di femminismo e amore che Hella ha offerto.

Federica

Settembre 2014.
Una delle mie prime interviste per La Donna Sarda. Ricordo ancora l’emozione che avevo provato varcando l’ingresso del Centro di Documentazione delle Donne che era, a quel tempo, in via Lanusei.
Annalisa Diaz era seduta a un tavolo, il pacchetto di sigarette vicino a dei fogli che stava consultando. Avevamo parlato a lungo. Io ero, come si può essere all’inizio di un viaggio, carica di entusiasmo, un fiume in piena, una giovane giornalista praticamente sconosciuta, eppure lei aveva risposto a tutte le mie domande, mi aveva dedicato un bel po’ del suo tempo.
Ero consapevole di essere davanti a una donna che aveva fatto del suo impegno una ragione di vita.
Un’esistenza, la sua, in prima linea, indagando dentro se stessa e tracciando nuovi percorsi che potessero incidere come esperienza reale viva. Praticando la politica del desiderio. Come femminista. Da avvocata a insegnante di diritto al Martini a deputata.
Le avevo chiesto il perché le donne in politica fossero così poche. Lei mi aveva risposto: «Le donne secondo me sbagliano. Scaricano, senza prendere posizione, la colpa sugli uomini. Nel partito e nelle istituzioni. Nella vita di tutti giorni. O costruiscono relazioni forti tra di loro, si confrontano, fanno squadra, altrimenti non ne caveranno mai piede. Il legame patriarcale deve essere annullato da un legame più forte: il filo delle donne, da donna a donna».
Lei ci credeva così tanto da essere divenuta responsabile del Centro, prima Libreria delle donne, un luogo che non aveva mai smesso di formulare cultura, valorizzare il sapere elaborato dalle donne.
Forte e indomita. Ha sempre combattuto con coraggio e determinazione. Carattere da vendere e anima libera. Un esempio di fermezza.
Oggi lascia un vuoto e con lei, lo ammetto, è come perdere un pezzettino di me, di quella ragazza che aveva iniziato, credendoci con tutta se stessa, a fare la giornalista.
Grazie di tutto Annalisa.
Federica Ginesu

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Giovanna

Tempo di riposare adesso; avete avuto
abbastanza emozioni per ora.


Crepuscolo, poi prima sera. Lucciole
nella stanza, che lampeggiano qua e là, qua e là,
e la profonda dolcezza dell’estate che riempie la finestra aperta.

Non pensate più a queste cose.
Ascoltate il mio respiro, il vostro stesso respiro
come le lucciole, ogni piccolo fiato
Una fiammata in cui appare il mondo.

Ho cantato abbastanza a lungo per voi nella notte d’estate.
Alla fine vi persuaderò; il mondo non può darvi
questa visione sostenuta.

Occorre insegnarvi ad amarmi. Agli esseri umani occorre      
insegnare ad amare
silenzio e oscurità.

(Louise Glück, Ninnananna)

4 ottobre 2021

Onoriamo Annalisa Cao Diaz perché abbiamo partecipato alle sue stesse battaglie, abbiamo condiviso i suoi percorsi politici, l’abbiamo eletta a rappresentare gli ideali suoi e nostri in Parlamento, le siamo state compagne di lotte, alleate sostenitrici di ideali, inventrici di obiettivi che, insieme, abbiamo perseguito e di traguardi, talvolta, raggiunti.

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Daniela

IERI, 3 ottobre

avrei voluto saper scrivere, per scrivere di lei, di Annalisa
già sapendo che sarei scivolata inevitabilmente nel racconto, nel personale

Inevitabilmente perché la giornata di ieri si è fatta fitta di ricordi
e i ricordi spesso si fanno racconto

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Maria Giovanna

Il tempo è un grande scultore, e si può dire che sia anche una buona misura.

Il tempo della politica, nella vita di Annalisa Diaz, è stato un’ottima misura. Ha misurato, infatti, statura e peso di una donna che quella politica ha contribuito tenacemente a costruirla.

L’abbiamo costruita tutte insieme, l’abbiamo fatta circolare, cercando di evitare l’autoreferenzialità delle diverse realtà presenti nel territorio.
L’abbiamo costruita tutte insieme, in un modo o nell’altro, perché la politica di cui parliamo è fatta di pratiche, relazioni, percorsi intellettuali, presenza.

Di tutto questo, Annalisa è stata protagonista straordinaria, c’era e continuerà ad esserci, se è vero come è vero, che ci sono passaggi che lasciano traccia. E se questo pensiero non attenua il nostro dolore nel giorno del lutto, ci dà però la certezza che in una vita ben spesa, c’è sempre una consegna importante. Qui c’è una vera e propria eredità, fatta di testimonianza, grande capacità di pensare, agire, custodire, tramandare. La sintesi di un’idea alta della politica, un’idea che ha accompagnato l’intera e l’intensa vita di Annalisa.

Su di lei ognuno di noi porta, espressi o non espressi, i propri ricordi personali.

Tra i tanti mi piace richiamare come altre volte ho fatto, un ricordo dell’origine, lo cito ancora perché lo considero come una sorta di “scena primaria” della mia entrata nel femminismo.

La prima volta che sentii il suo appassionato e autorevole intervento in una assemblea pubblica. Fui colpita dalla straordinaria forza delle sue parole. Era la forza di un femminismo sorgivo che mutava radicalmente la prospettiva del nostro stare al mondo e ci portava fuori da quel sapere estraneo che pretende di parlare di noi, per noi, senza di noi.

Quel giorno sentii che in quelle parole c’era qualcosa che mi riguardava, che qualcosa sarebbe cambiato per me, che lo dovevo a lei e che non l’avrei dimenticato. Non lo dimentico.

Penso alle molte qualità di Annalisa. La sua generosità priva di enfasi era una risorsa sicura, la sua forza orientava nelle situazioni personali come in quelle politiche. Aveva una grande generosità, e insieme, un forte senso della misura che fermava senza indulgenza qualsiasi esaltazione acritica; non c’era spazio per euforie collettive che sposavano con faciloneria slogan non meditati. Non amava gli slogan come via breve e sostitutiva di quel lavoro di pensiero e di assunzione di responsabilità della parola che sono stati il fondamento della sua soggettività. Noi le dobbiamo molto – la città le deve molto, perché una città non abitata dall’agire e dal pensare delle donne è una città morta.

Alle giovani di questa città, di questa regione, il compito di rilanciare, in forme nuove, verso il futuro le difficili sfide e i desideri del presente. A noi, di custodire con affetto questa bella pagina che è stata la sua vita – una vita che ha reso certamente migliore la nostra.
Ciao Annalisa.

Maria Giovanna Piano

Ciao Annalisa






ciao Annalisa

Salutiamo con grande affetto Annalisa, amica e compagna che abbiamo avuto il privilegio di avere come guida e riferimento in un lungo tratto delle nostre vite.
Esprimiamo sincera gratitudine alle tante persone che l’hanno ricordata, in modi e spazi diversi, sempre con affetto, stima e riconoscenza e a tutte e tutti coloro che ci hanno espresso la loro vicinanza.

Il ricordo di Annalisa nei pensieri e nelle parole delle amiche e compagne

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